Vivere con un Cenerino
(alias “Psittacus erithacus”, alias “African Grey Parrot”)
Vivere con un animale “Intelligente” vuol dire necessariamente calarsi in una dimensione
“aliena” , in una prospettiva animalescamente diversa e costantemente stimolante.
Se questo è vero con un cane , animale che stringe con il proprio padrone un indissolubile
sodalizio gerarchico e che comunque risponde a certi modelli di comportamento da mammifero gregario , è ancora più vero con un pappagallo, animale estremamente intelligente ma non assoggettabile ai nostri desideri (è più vero il contrario) e dotato di una grande personalità.
Un pappagallo intanto (precisiamolo) non è un animale domestico.
Di fatti il codice genetico di un pappagallo di una certa specie che vive in cattività è esattamente lo stesso di un altro esemplare della stessa specie che vive allo stato selvativo.
Nel mio caso , il mio cenerino è geneticamente uguale ai suoi parenti che popolano le foreste Africane del Congo. Anche se probabilmente oggi ha più facilità a relazionarsi con gli esseri Umani che con i suoi simili.
La detenzione in cattività di questi animali non ha operato infatti attraverso la riproduzione nessuna selezione o accentuazione di determinate caratteristiche come viceversa è avvenuto per il cane. (o il gatto o diversi nidiacei o tutti gli animali da cortile e comunque allevati per l’alimentazione umana)
Un pappagallo che vive nelle nostre case è quindi un animale selvatico (ripeto anche se nato in cattività e svezzato da mani umane) che si adatta giorno per giorno a vivere in un contesto che non è il suo, e che è in grado di apprendere costantemente cose nuove dall’ambiente che lo circonda.
Faranno per sempre parte della sua indole un certo timore misto a curiosità per le “novità” come una certa timidezza di fondo che verrà messa da parte solo in un contesto familiare e a contatto con le persone “care”.
In natura infatti qesti animali sono prede e non predatori, diffidare per un pappagallo equivale a sopravvivere.
Partendo da questo assunto fondamentale si capisce perchè non è possibile “imporre” coercitivamente nessun genere di comportamento ad un pappagallo, che interpreterà qualsiasi costrizione come una minaccia per la sua stessa sopravvivenza e come una violenza psicologica che se reiterata potrebbe persino portare a gravi forme di depressione come l’autodeplumazione , le grida incontrollate , eccetera...
Vivere con un pappagallo vuol dire quindi mettersi al suo livello, premiando le azioni che ci risultano gradite e ignorando quelle sgradite. (e questo è l’unico metodo consentito per limitare certi atteggiamente dell’animali che potrebbero risultare di difficile gestione, ripeto nessun metodo coertitivo e punitivo è viceversa tollerabile)
Ma soprattutto vuol dire trattarlo da pari e non da superiore cercando di immergerci nella sua psicologia, nella mimica del corpo e delle piume che col tempo ci diverranno comprensibili come lo sono un sorriso od una stretta di mano di un amico.
Solo in uno stato di serenità e libertà , con diverse ore a disposizione al giorno per giocare , interagire con i compagni umani, esplorare la casa e mangiare avremo a che fare con un animale che ci mosterà un pò alla volta la sua straordinaria intelligenza e sensibilità, il suo costante bisogno di relazionarsi affettivamente, di attirare l’attenzione, di arrampicarsi, volare (ma questo argomento meriterebbe un cpitolo a parte) capire, smontare , spaccare, aprire (ahimè) ...
Decidere di vivere con un pappagallo (soprattutto con un pappagallo intelligente come un Cenerino la cui intelligenza è paragonabile senza esagerazioni a quella di un primate o di un bambino umano di 4/5 anni) è un viaggio e un impegno, che potrebbe tranquillamente attrasversare per intero tutta la nostra esistenza. Un cenerino preso da piccolo, curato nell’alimentazione , nell’igiene , che abbia fatto tutti gli esami richiesti e che faccia almenoeno un controllo annuale da un veterinario aviario può avere un aspettativa di vita i 50 e più anni.
Vivere con un cenerino equivale ad avere in casa un membro effettivo della famiglia, che pur pesando poco più di 500 gr sà imporre la propria personalità e i propri bisogni.
Solitamente cerco di tirarlo fuori dalla sua spaziosa gabbia almeno tre volte al giorno per 2/3 ore in totale. La mattina prima di andare al lavoro , all’ora di pranzo e la sera. Lo si può tranquillamente coinvolgere in tutte le incombenze quotidiane, lo porto con me in bagno se devo fare una doccia o lo lascio libero per casa quando cucino, spazzo per terra o guardo la televisione (spesso dopo un giro di routine e aver giocato un pò con la sua bottiglia preferita torna da me, mi si arrampica in grembo e rimane li a farsi coccolare) . D’estate e in primavera cerco di fargli dei bagni di sole (sempre stando attennto a che abbia una zona d’ombra in cui ripararsi se troppo accaldato) .
Mi sento sempre molto perplesso quando entro in qualche grande ngozio di animali che vende anche pappagalli di grande taglia come cenerini e amazzoni o anche cacatua e are.
Mi chiedo sempre se chi acquisterà uno di questi animali sia veramente consapevole a cosa va incontro, a se avrà il tempo e la pazienza necessaria.
Acquistare un animale è sempre un gesto di responsabilità è ovvio, ma nel caso dei pappagalli mi sembra ulteriormente gravosa la consapevolezza che andrebbe acquisita.
I pappagalli specialemnte all’inizio , prima che si instauiri un rapporto di fiducia , possono essere anche animali insopportabili, che mordono e gridano , che buttano il cibo per terra che si rifiutano di farsi prendere in mano e via dicendo.
E la cosa più frustrante da capire per un neo proprietario (se privo di conoscenza in materia) è che non è possibile correggere questi comportamenti se non armandosi di tantissima pazienza.
Isolarlo da solo in un altra stanza, o alimetarlo meno o sgridarlo alzando la voce non faranno che accrescere la frustrazione e l’aggressività dell’animale. Se poi si arriva addirittura a punizioni fisiche il rapporto con l’animale (e la sua salute psicologica) sarà compromesso forse definitivamente (anche uno schiaffetto più mimato che reale , che sarebbe lecito in un rapporto umo cane, vi inimicherà il vostro animale per molto,moltissimo tempo se non per sempre accrescendo i suoi comportamenti distruttivi).
Insomma la psicologia di un pappagallo è qualcosa di complesso e in continuo mutamento, che va alimentata costantemente senza far subentrare mai la noia (reciproca) o la routine.
Quello che avremo in cambio di tante attenzioni e pazienza sarà comunque qualcosa di impagabile.